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Ernest Hemingway e i suoi gatti a sei dita

gatti polidattili

Ernest Hemingway, il grande giornalista e scrittore premiato nel 1953 con il Premio Pulitzer per Il vecchio e il mare e con il Nobel per la letteratura l’anno successivo, era un uomo dalle tante passioni. Il rapporto tra essere umano e natura è spesso centrale nei suoi libri. Una natura intesa come forza invincibile che l’uomo non esita a sfidare, per sopravvivere o per mera avventura. Tale forza si ritrova nella sua quotidianità, nel suo essere amante della caccia e nella vita da gran pescatore. Al contempo però la natura offre a Hemingway i suoi aspetti più teneri e dolci, nei luoghi in cui lo scrittore trova la concentrazione per scrivere e nelle creature più amate dallo scrittore: i gatti.

Siamo andati a visitare la sua casa di Key West, in Florida, e i suoi cinquantacinque abitanti. Ve la raccontiamo.

Un regalo che arriva dal mare

È proprio dal mare, grande passione di Hemingway, che arriva il regalo più gradito. Si chiama Snow White, Biancaneve, una bianca palla di neve con sei dita, una gattina che il capitano Stanley Dexter regala allo scrittore. Un tempo i gatti erano grandi viaggiatori, fedeli compagni dei marinai, validi cacciatori di topi a bordo. Si pensava portassero fortuna in mare ed erano ospiti assai graditi. Dexter, conoscendo l’interesse di Hemingway per i felini (era già uscito, nel 1925, il racconto Cat in the rain) pensò dunque di regalargliene uno dei suoi, senza sapere che sarebbe passato alla storia e che i suoi figli e nipoti avrebbero vissuto nella sua stessa casa.

La casa di Ernest Hemingway

Da Biancaneve infatti nacquero altri gatti e dai suoi figli e dai figli dei figli nuove cucciolate: gli attuali residenti legittimi di casa Hemingway, un villino su due piani in stile coloniale, circondato dal verde della tipica vegetazione tropicale. È qui, nell’isola di Key West, l’ultima delle Keys, che Ernest Hemingway si trasferì assieme alla sua seconda moglie Pauline Pfeiffer, il 29 aprile del 1931, quando acquistarono la proprietà grazie al generoso aiuto dello zio di Pauline. Sul retro si trovava (e si trova) una dependance su un piano rialzato dove all’epoca non c’era alcuna scala. È qui che Ernest Hemingway compose, tra gli altri, Il vecchio e il mare ed iniziò a scrivere Addio alle armi. Ci arrivava arrampicandosi, con l’aiuto delle lunghe canne del giardino. Gli unici ammessi, oltre a lui, erano i gatti, imperturbabili scalatori di tetti. Qui li abbiamo ritrovati.

I gatti di Hemingway

La fontana dei gatti

Nella casa di Ernest Hemingway la passione per i gatti s’intravede in tutto, anche nei dettagli dell’arredamento, dai felini ricamati sulle tendine al vaso che fa da fontana, posto tra la villa e lo studio dello scrittore. Piuttosto curiosa la storia di questa fontanella, tuttora perfettamente funzionante: la base è costituita infatti da un vecchio orinatoio del Sloppy Joe’s Bar di Green Street (oggi Cap. Tony’s Saloon). Hemingway se l’era accaparrata quando Joe Russel, proprietario del locale, decise di spostare la sua attività poco più in là, per via dell’aumento dell’affitto. Ernest, amante del buon bere, sentiva di aver versato abbastanza soldi in quel posto, tanto da potersi guadagnare l’improbabile souvenir. Il posto che gli dedicò diede nuova vita a quell’infelice porcellana: uno spazio all’aperto sotto l’acqua.

Non era certo una fontana a scopo decorativo, anche se Pauline riuscì a renderla piuttosto graziosa, mascherandola con delle mattonelle: era il principale abbeveratoio dei gatti. Quale gatto, in fondo, non sogna un bidet tutto per sé?! La casa di Hemingway era dunque una vera e propria casa per gatti, dove loro, i piccoli felini, se la godevano da padroni. E tale è rimasta.

I gatti polidattili

Ma perché si parla tanto dei gatti di Ernest Hemingway? Sono tanti gli scrittori che hanno amato queste creature e che a loro si sono ispirati, perché quelli di Hemingway sono tra i più famosi? Come abbiamo detto all’inizio, la piccola Biancaneve aveva sei dita, era un gatto polidattile. E polidattili sono i gatti che hanno un numero di dita superiore a quello standard. Quante dita hanno i gatti? Forse non ci avete fatto caso ma il numero di dita è diverso per le zampe anteriori e per quelle posteriori: davanti 5, dietro 4. Biancaneve aveva sei dita sulle zampe anteriori. La polidattilia, dal greco πολύς “molto” + δάκτυλος “dito”, è un’anomalia genetica e come tale è stata trasmessa ai discendenti di Biancaneve che hanno ereditato non solo la sua casa ma anche quel sesto dito così particolare e riconoscibile.

gatti polidattili

La discendenza di Biancaneve

Oggi nella casa dello scrittore soggiornano oltre 50 gatti, di cui circa metà polidattili. Tutti però, come discendenti di Biancaneve, custodiscono nel loro DNA il gene della polidattilia. Già ai tempi in cui Hemingway viveva nella casa di Key West il numero dei gatti era elevato, superando, in alcuni momenti, di gran lunga il numero attuale dei residenti. I gatti hanno accesso a tutti i luoghi della casa (interni ed esterni) che è ormai diventata un museo e vengono visitati regolarmente da un veterinario. Durante la nostra visita abbiamo notato che una gattina aveva l’artiglio troppo lungo e la zampetta dolorante. Lo abbiamo fatto notare ad una delle guide, ringraziandoci, ha detto che avrebbe subito avvisato il veterinario. Effettivamente tutti i gatti che abbiamo visto avevano l’aria di godersela e di stare in gran forma.

Il cimitero dei gatti

Lo scrittore aveva l’abitudine di chiamare i suoi gatti con i nomi dei personaggi famosi (reali o meno) e tale consuetudine è ancora in vigore. Nel giardino della casa c’è un piccolo cimitero: qui riposano Mark Twain, James Joyce, Emily Dickenson, Pablo Picasso, Gremlin, Greta Garbo, Dorian Gray e tutti gli altri discendenti di Biancaneve che hanno felicemente vissuto in casa Hemingway con lui e dopo di lui.

cimitero dei gatti